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Mostra: “No me quites tu risa”

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In Mesoamerica, durante il periodo Classico, fiorirono risate poi dimenticate per secoli, risate che non fiorirono mai allo stesso modo in nessun’altra parte del mondo. Di cosa ridevano gli abitanti della Mixtequilla? Perché i ceramisti totonachi modellarono centinaia, migliaia di statuette sorridenti?

I ritratti presentati in questa mostra, realizzati da Massimo Listri, ci aiutano a rispondere a queste domande.
Nel suo approccio ai reperti pre-ispanici, Listri — uno dei fotografi d’arte più celebri e apprezzati al mondo — stabilisce con essi un “legame di fiducia” che gli permette di scoprire, o almeno intuire, il segreto del loro sorriso.
Per riuscirci, era necessaria uno sguardo limpido e sapiente, capace di cogliere, senza profanarle, la loro forma più intima e il loro significato più profondo.
Listri c’è riuscito.
Attraverso il suo obiettivo, le statuette sono tornate a sorridere al mondo, rivelando qualcosa di sorprendente: nei volti di ogni figura si riflette e si perpetua l’allegria degli umili artigiani che le hanno create.
Oltre ai ritratti mesoamericani, la mostra include anche altri volti, che mettono in luce lo stile inconfondibile con cui Massimo Listri reinterpreta la scultura antica e moderna.

Dopo l’esposizione presso la Galleria del Club El Nogal, “No me quites tu risa” arriva a Barranquilla, al Museo de la Aduana, dove resterà aperta al pubblico fino al 9 ottobre 2025.

 

Massimo Listri è nato a Firenze nel 1953 e si è avvicinato alla fotografia in giovanissima età. Grazie al padre, critico letterario e giornalista, Listri ebbe accesso a intellettuali, pittori e scultori, nonché a libri e riviste che gli permisero di scoprire — e innamorarsi — del mondo dell’arte e della fotografia. A soli 17 anni collaborava già con numerose riviste dedicate all’arte e all’architettura. Sebbene abbia iniziato fotografando grandi personaggi come Eugenio Montale, René Clair, Pier Paolo Pasolini e Jorge Luis Borges, ben presto furono gli spazi a catturare il suo principale interesse.

Le sue immagini evocano silenzio e stupore, emozioni che scaturiscono dalla luce e dalla simmetria che ispirano il suo lavoro — e anche dall’assenza di figure umane nelle sue composizioni. Le sue fotografie mostrano alcuni tra gli spazi architettonici più iconici del mondo completamente vuoti: dai Musei Vaticani al Palazzo Pitti e alla Galleria degli Uffizi di Firenze, dal Quirinale a Roma all’Hermitage di San Pietroburgo, da Versailles a Parigi fino al Teatro Municipale e alla Biblioteca Reale di Rio de Janeiro, passando per il Teatro Colón di Buenos Aires. Sono solo alcuni dei luoghi a cui ha avuto accesso.

In un’intervista, Listri ha dichiarato: “La mia fotografia è un’espressione di tranquillità e silenzio in questa società caotica: un senso di prospettiva ed equilibrio.” Luoghi maestosi e interni sacri privi di persone, ma così vivi da sembrare abitati. Per lui, “è in questi spazi vuoti che si cela il pensiero e il genio dell’uomo.”

L’unica presenza umana concessa nella fotografia di Listri è quella mediata dalla scultura. Tra i numerosi volti scolpiti che ha ritratto fin dai primi anni Ottanta si trovano alcune delle sue opere più suggestive.

Listri è stato uno dei principali collaboratori della rivista FMR, fondata nel 1981 dall’editore Franco Maria Ricci.
Per vent’anni, questa pubblicazione è stata il principale veicolo attraverso cui diffondere i suoi saggi fotografici su castelli, ville, palazzi, giardini, biblioteche, conventi, teatri, monasteri e università.
E molti degli articoli firmati dal curatore della mostra, Giorgio Antei, sono stati illustrati proprio con le sue fotografie.

Listri ha esposto le sue opere con mostre personali in numerosissimi musei del mondo.
Tra questi: i Musei Vaticani (dove fu il primo artista contemporaneo a esporre), il Kunsthistorisches Museum di Vienna, Palazzo Reale di Milano, Palazzo Pitti a Firenze, il Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires, il Quirinale a Roma e il Museo d’Arte Moderna di Bogotá — dove questa rappresenta già la sua quinta mostra in città.

Questa esposizione arriva in Colombia dopo un lungo itinerario di quasi tre anni nei principali musei del Messico, e si prevede che nei prossimi mesi “No me quites tu risa” continui il suo viaggio in altre città del Paese.

Inoltre, la prestigiosa casa editrice Taschen sta preparando un volume dedicato al Messico, con testi di Giorgio Antei e fotografie di Massimo Listri: un finale d’eccellenza per questa intensa ricerca.